Tra orizzonti e verticalismi, il fumetto incontra le nuvole
Da sempre la
progettazione con i luoghi dove si fa fumetto, mi è sembrata un’idea vincente;
infatti la riflessione iniziata con Fumeron a Maniago e l’attivazione di
progetti giovani che coinvolgessero fette di territorio oltre il singolo comune,
permise l’avvio di uno degli eventi/laboratorio più interessanti nella proposta
culturale del territorio, della montagna pordenonese e del fumetto in
particolare.
In quel momento si
parlava d’identità del territorio montano, mi sembrò corretto mettere insieme
questa ricerca di attualità con l’identità in divenire di nuovi autori e
appassionati del mondo del fumetto, immaginandoli come un contenitore turistico
e culturale.
La scelta cadde su
Andreis, questo piccolo comune delle Dolomiti friulane, la proposta divenne un
contenitore/laboratorio di qualità, che permise l’incontro tra amanti del
fumetto e autori.
Una sorta di work in
progress che giocava su alcuni punti di forza: la giovane età dei docenti, la
voglia di fare fumetto, la dimensione di accoglienza e lo stare insieme.
Infatti, scartata
l’idea di una scuola di fumetto, si puntò su un percorso residenziale che
permetteva di tenere insieme i partecipanti per più giorni, costruendo un
percorso formativo efficace, ma nello stesso tempo snello e duttile. Una
costruzione che voleva far sentire le persone a loro agio, anche come ospiti,
ma che li facilitava nell’apprendimento. Parallelamente non dimenticammo di
costruire momenti d’incontro con la realtà locale, in particolare: artisti,
poeti, musicisti, esponenti del processo culturale della zona.
Fumetti tra le
nuvole, questo il titolo del contenitore, divenne una sinergia con alcune delle
realtà attive nel territorio, come il Progetto Giovani, permise una fase
iniziale di lancio, promozione, supporto logistico e tecnico molto efficace.
L’immagine di un
processo che metteva in moto nuove, in tutti i sensi, risorse ed energie.
Anche la ricerca dei
contenuti seguiva un preciso obiettivo: quello di legare comunque il fumetto ad
aree tematiche proprie della montagne e di quel contesto, in particolare.
Ecco quindi che
inizialmente si pensò di rendere omaggio a una delle figure rappresentative del
territorio: il poeta Federico Tavan (1949-2013), mettendolo a contatto con i
corsisti, un evento emozionante, molto indicativo dell’umanità della persona.
Su questo i
partecipanti lavorarono per la realizzazione di una loro storia.
Questa formula basata
sulla definizione di un tema, che prevedesse l’incontro con i testimoni, i
rappresentanti, gli autori dell’arte proposta (volta per volta: poesia, musica,
cibo), fu il carattere distintivo di questo percorso.
Un connubio
interessante, apprezzato da tutti i corsisti che venivano accompagnati a
conoscere il territorio, le particolarità, le tradizioni in modo particolare attraverso
la testimonianza diretta delle persone che lo rappresentano.
La partecipazione fu
la vera sorpresa e la conferma che c’era in quel momento interesse per proposte
di questo tipo; i corsisti provenivano da tutta Italia: Sicilia, Lazio,
Lombardia, Veneto, Puglia, Toscana; nei primi tre anni si creò un percorso di
fidelizzazione al progetto che permise di contare sempre uno zoccolo di una
decina di fedelissimi partecipanti.
La condivisione
d’intenti che determinò la fase iniziale, permise di sperimentare anche uno
stile particolare nelle docenze.
Come detto si scelse
di far condurre i corsi ad autori emergenti ma vicini come fascia di età al
bacino dei corsisti; puntammo su Aldo Mereu, maniaghese personaggio eclettico
che maturò la sua formazione nel fumetto a bottega da Giancarlo Tenenti, Paolo
Cossi che in quel periodo stava pubblicando con la Biblioteca dell’Immagine il
libro su Mauro Corona e Marco Tonus apprezzato autore in solitaria ma anche
come membro degli Auagnamagnagna, splendido esempio di autoproduzione legata al
mondo della satira.
Docenze che sapevano
orientarsi sui registri dei partecipanti tra il serio e l’ironico, percorso
formativo che permise anche nelle edizioni successive di coinvolgere come
docente Sara Pacor di Monfalcone, autrice precisa con una chiara formazione
grafica.
Punto di forza di
questa esperienza triennale fu il mix corretto tra formazione all’arte del
fumetto, simpatia dei docenti ed accoglienza del territorio che portò il
delegato alle politiche giovanile del comprensorio, Bucco Donatella, ad
affermare che: “Questo è un modo nuovo di rapportarsi ai giovani che coinvolge
i giovani locali ma anche crea un’offerta turistica “a tema” rivolta al mondo
giovanile da sempre restio a venire in montagna. Il risultato raggiunto è
senz’altro ragguardevole e dimostra come le iniziative proposte siano valide e
in grado di dare le risposte alle aspettative dei giovani”.
Dicevo che questa
esperienza si concluse con questo stile e formula, dopo la terza edizione,
nuove idee portarono gli organizzatori a rivolgersi ad altri curatori e autori,
cambiando il modello che terminò dopo la 5° edizione.
Racconto questi
avvenimenti non rispettando la cronologia ma cercando di aggregare le cose
fatte per tipologia, credo che una riflessione su un modello Sacile abbia
bisogno di capire il corollario per poter apprezzare l’esperienza nel suo
insieme.
Non ho difficoltà ad
ammettere di aver sempre progettato percorsi sul fumetto che si basassero sulla
tradizionale formula espressiva e sul rapporto materico con la sua
realizzazione.
Mi spiego: nella
proposta di corsi mi sono sempre trovato a immaginare un percorso strutturato
che permettesse, in più anni, di accompagnare i partecipanti a formarsi, per
poi intraprendere un percorso autonomo nel mondo del fumetto.
Il modello di
riferimento è l’esperienza che il grande Michele Ginevra supporta da anni a
Cremona con il Centro Fumetto Andrea Pazienza. Il Centro Fumetto Andrea
Pazienza ha sede a Cremona in Piazza Giovanni XXIII 1, ed è nato nel 1988 in
collaborazione tra il Progetto Giovani del Comune di Cremona e l’Arcicomics,
nel 2001 il Centro si è trasformato in Associazione senza fine di lucro ed ha
come scopo la valorizzazione e la diffusione del fumetto, gestisce una
ricchissima biblioteca di fumetti, pubblica nuovi autori e organizza molte
altre attività.
L’idea di costruire
più contenitori dove si potesse fare esperienza nel mondo del fumetto mi è
sempre apparsa come un’occasione vincente, la convinzione che si dovesse fare
fumetto approcciandosi con materiali, carta, matite, gomme, chine, ecc. sono
ancora convinto sia un modo corretto di “toccare con mano” questa forma
d’espressione.
La convinzione che il
rapporto con il territorio, il lavoro in situazioni non usuali, fosse uno
chiave di volta per avvicinare le persone al mondo del fumetto, permise di
portare Sara Pavan di Pupak a tenere un laboratorio di fumetto alle scuole
elementari di una frazione di Sacile, San Odorico, laboratorio terminato con
mostra finale rivolta agli altri alunni ed ai genitori.
Siamo nell’anno 2000
sempre all’interno degli spazi offerti dai vari progetti giovani, i fanzinari
di Pupak incontrano la comunità di Caneva ed Emanuele Barison incontra i
giovani sacilesi al Centro Giovani Zanca con Salvatore Oliva.
Con l’avvento del
nuovo millennio, il mondo del fumetto pordenonese esplode, si affermano nuovi
autori tra cui, come già detto, Paolo Cossi con la sua prima pubblicazione
dedicata a Mauro Corona, con lui vengono realizzate un ciclo di presentazioni
particolari in tutto il territorio della provincia.
Ma ritorniamo alla
montagna, o meglio alla pedemontana pordenonese, a Fanna prendeva il via uno
dei concorsi di fumetti per nuovi autori che per anni rappresentò una delle
vetrine più importanti nel panorama dei concorsi a livello nazionale.
“Fiori nel tunnel”
nasce come vetrina sulla condizione giovanile, un tentativo di raccontare un
modo di stare a partire dal fumetto uscendo dai luoghi “deputati” a raccontare
i giovani senza coinvolgerli.
Il concorso rappresenta
proprio questo momento, l’occasione di dare spazio e voce ad un modo di
raccontare originale con uno strumento sicuramente più efficace di scritti e
conferenze.
Ogni concorso cerca
di sviluppare un tema che possa appartenere all’universo giovanile: famiglia,
amici, diversità con l’obiettivo di fornire un messaggio positivo.
Si voleva valorizzare
al massimo la capacità creativa di ogni partecipante e permettergli di essere
valutato per la sua competenza e per l’età, per questo si istituirono tre
categorie: 14/17, 18/21 e infine 22/25 anni.
Il fumetto racconta e
permette di raccontare! Intorno a queste funzioni fondamentali si svilupparono
le tematiche delle varie edizioni del concorso.
Già dal primo
concorso, “Fiori nel tunnel” il titolo evocava elementi di contraddizione, ci
si aspetta che il paesaggio fiorito sia fuori dal tunnel (parafrasando
Caparezza), invece nel pensiero degli organizzatori, già nel tunnel è possibile
trovare una luce sufficiente a far germogliare dei fiori e quindi il messaggio di
speranza che, nelle varie edizioni, è stato ampliamente raccolto e sviluppato
dai partecipanti.
Nel secondo concorso
“Amati genitori vi odio” ci si è rivolti al contenitore della famiglia nella
sua funzione di realtà di sperimentazione di dinamiche affettive, di
riconoscimenti di ruoli e conflitti. Anche in questo caso, rispetto alle
interpretazioni dei partecipanti, il segmento dei “grandi” non ha sviluppato il
tema in modo particolarmente originale, come ci si poteva aspettare; l’ipotesi
è che avendo superato il momento conflittuale o avendo fatto delle scelte di
vita che li hanno allontanati dalle famiglie (per motivi di studio ad esempio)
la dimensione del conflitto sia sopita incanalata, ignorata.
In “AmiCI, amiCHE,
amiCHI” il richiamo alla dimensione dell’amicizia è immediato ma mascherato
dalla domanda se esiste anche un oggetto d’amore; gli sviluppi in questo caso
sono stati simili tra i vari gruppi, anche se la percezione immediata è che nei
piccoli fosse presente una linea narrativa esterna alle persone mediata da
modelli televisivi quali: format televisivi, clip musicali, reality o soap
opera.
“E’strano essere
straniero”, il tema della quarta edizione, andava a proporre una riflessione
sullo straniero, sul diverso, su forestiero stimolando gli artisti a
immedesimarsi nelle condizioni in cui può trovarsi una persona “forestiera”. In
questo caso lo sviluppo più banale è stato quello del gruppo dei grandi, ma si
deve notare come i piccoli, abituati a confrontarsi col fenomeno di compagni di
classe stranieri, pur considerando un dato di normalità, la loro presenza,
ancora una volta ipotizzano dei meccanismi di riconoscimento, di accettazione
legati al fisico, alla bellezza, al corpo mediati, ancora una volta dalla
televisione.
La quinta edizione si
confrontò con: “Lasciami stare... Non lasciarmi andare...”, la riflessione
sulle dinamiche di scelta, l’allontanamento, la perdita sia nel senso
del’uscita di casa che andare a vivere insieme ad altri oppure sulle dinamiche
delle famiglie allargate.
I vincitori delle
varie edizioni sono divenuti, nel tempo, professionisti in tutti gli aspetti
del fumetto sia nel disegno tutoriale, sceneggiatura, editoria, e altro.
Eccoli: La Forgia
Roberto, Fortini Simona, Ravelli Alessandro, Paoloni Simone, Garota Davide, Tonus
Marco, Pezzedi Maria, Massaro Alessandro, Cozarin Andrea, Crostina Spanò,
Dalila di Rienzo, Simona Fortini, Filipppo Riccardo Valsecchi, Laura Braga,
Sara Pavan, Chiar Bradellini Zulian, Marina Girardi, Mary Perin, Diego
Servegnini, Riccardo Zoppello, Maichele Barazzutti, Edoardo Lombello, Filipppo
Valsecchi, Giovanni Di Qual, Catia Mignini, FabioValentini, Renato Riccio,
Corsini Giulia, Zanetti Friedl Isaak, Socal Alice, Salgani Pietro, Cabras
Marco, Racozzi Massimo, Bellotto Francesca,Eugenio Belgrado, Anna Togni, Flavia
Maria Fioranelli, Manola Tatoni, Olga Rosa,Yasmine Nevola, Christopher
Possenti, Giulia Bier, Tania Giacomello.
La giuria, sempre di
qualità, ha potuto contare nel tempo su diversi presidenti:Giancarlo
Alessandrini che ha realizzato l’immagine del concorso, Giorgio Cavazzano,
Giuseppe Palumbo, Alessandro D’Osualdo.
Il Comune di Fanna
inizialmente credette moltissimo in quest’opera: la partecipazione numerosa, la
qualità della partecipazione, la garanzie di professionalità che veniva dalla
giuria, fecero si che il Comune catalogasse tutto il materiale e pubblicasse
un’antologia dei migliori lavori a cura di Giuseppe Palumbo e del sottoscritto.
La formula
particolare del concorso, biennale, che prevedeva un anno la realizzazione del
concorso e il successivo la promozione nel territori e con i giovani attraverso
mostre ed incontri con gli autori partecipanti, permise una grande visibilità
al progetto e facilitò l’avvicinarsi di molti al mondo del fumetto.
Questa visibilità e
il lavoro con il territorio permisero sinergie con privati e aziende, che
sponsorizzarono il concorso in varie forme.
Un inciso, l’aspetto
della mostra, anche se può sembrare scontato, è divenuto una cifra stilistica
di qualsiasi laboratorio o concorso che propongo. La tipologia di proposte che
attivo, è rivolta a un modo autoriale giovanile, per questo credo non si debba
rivolgersi loro solo al tempo del concorso, o del laboratorio, ma bisogni
permettere l’incontro degli autori, del loro lavoro, con l’esterno. Solo in
questo modo possiamo sdoganare il fumetto da un contenitore parcellizzato, e
dargli nuova leggibilità.
La fucina di autori
locali che incominciava a proliferare, ci spinse a recuperare il concorso su
tavole giganti, proposta in altri tempi a Maniago, e ripresentarlo a Fanna.
Questa performance,
prese il nome di Fumettonga e si svolgeva a Fanna in occasione delle festività
di San Martino. Ecco quindi che questo piccolo comune della pedemontana
pordenonese in pochi anni divenne uno dei luoghi deputati a incontrare i nuovi
autori di fumetto che si sfidavano in modo particolare e giudicati da esperti
locali.
Anche Fanna dal 2010
chiude la propria esperienza, da quel momento tutti gli eventi formativi,
legati al fumetto nella montagna pordenonese, sono stati gestiti da alcuni
autori in collaborazione con Pro Loco e alcune amministrazioni comunali
interessate a valorizzare gli artisti che risiedevano sul loro territorio, fino
a scemare del tutto.
Sopravvivono
esperienze e laboratori che coinvolgono bambini e sono più a legati
all’illustrazione.
Un ritorno
estemporaneo è stato e il concorso di fumetti Lame d’autore sul filo del
fumetto: “Lame e dame”, che si proponeva di aprire un filone pordenonese del
noir comics, fornendo anche una diversa chiave di lettura del mondo del
coltello e dell’arte fabbrile propria di Maniago. Esperienza gestita in
collaborazione con uno studio grafico, senza coinvolgimento di enti pubblici,
permise di ritrovare al Friuli una grande autrice come Maria Teresa Stella di
Udine, che vinse il concorso.
I lavori presentati,
di ottima qualità, proposero intuizioni originalissime e con una chiave di
lettura molto femminile sui mondi del “giallo”.
Come spesso accade,
le proposte originali si arenano sulle difficoltà economiche e questa esperienza
fu cassata. A Maniago e Montereale Valcellina si continuano ancora oggi ad
organizzare incontri con autori e presentazioni di libri a fumetti grazie
all’attenzione di associazioni culturali, amministrazioni comunali e di spazi
espositivi attenti a quest’arte.
V.B.(Fine seconda parte)
Labels: Aldo Mereu, Andrea Comina, Andreis, Fanna, Fiori nel tunnel, Fumeron, Fumetti tra le nuvole, Fumetto, Fumettonga, Paolo Cossi, Sara Pacor, Sara Pavan, Vincenzo Bottecchia
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