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Il modello Sacile, tra curve, anse e mulinelli, l'arte di far fumetto sulla Iivenza
Dalla montagna
ritorniamo alla pianura riprendendo il discorso sull’orizzonte che il
territorio disegna sul panorama fumetto.
Una delle difficoltà
di Pordenone è di riuscire a costruire una “Scuola pordenonese di fumetto”,
sono esistite ed esistono varie ed articolate esperienze, illustrate bene da
Paola Bristot in “Parlare di fumetti a Pordenone” (Atti dell’Accademia San
Marco 2007), ma nessuna che si caratterizzi come una realtà formativa unica,
tale da definire un stile pordenonese.
Siamo ormai alla
terza generazione di autori pordenonesi, molti della seconda e terza
generazione sono andati a “bottega” da Davide Toffolo piuttosto che da
Giancarlo Tenenti, adesso sono i vari: Paolo Cossi, Marco Tonus o Matteo
Corazza che accolgono i potenziali nuovi autori.
Viva Comix piuttosto
che il circolo Eureka hanno proposto corsi di fumetto, i vari progetti giovani
promuovono momenti di formazione nei loro spazi come fa la Casa dello studente,
Circolo Culturale Casa Antonio Zanussi.
A mio giudizio, in
rapporto alla popolazione della nostra provincia e alla ricchezza dell’offerta
culturale, manca un progetto organico che metta insieme come docenti i
professionisti pordenonesi e che coordini specifici momenti di formazione nel
fumetto, ma questo è un pensiero, un desiderio destinato a rimanere tale.
Un
appunto che potrebbe divenire sistema è sicuramente il ruolo che
L'archivio del fumetto d'alta quota PAOLO COSSI potrebbe svolgere in una sinergia con PAFF ( https://www.facebook.com/paffpalazzofumetto/?fref=ts), la visionaria idea di Giulio De Vita che non demorde e continua ad immagginare per Pordenone uno spazio per le arti a 360°.
Sacile, Caneva, Prata
di Pordenone, Morsano al Tagliamento, San Vito, Casarsa della Delizia, sono
stati alcuni dei comuni pordenonesi che attraverso i loro progetti giovani
hanno dato spazio al fumetto, permettendo la nascita di esperienze
imprenditoriali organizzate e di qualità come quella di visto Fame in prima linea
e punto di riferimento per il bacino della bassa pordenonese.
Su un fronte diverso,
ma molto importante per l’opportunità del territorio, dei giovani e degli
appassionati di incontrare il mondo del fumetto, fu la nascita della prima
sagra dedicata al fumetto: Fiumettopoli a Fiume Veneto.
Nei primi anni
passarono in questo piccolo comune del pordenonese, personaggi del calibro di
Quino, Silver, Cavazzano e tantissimi altri, una formula non sempre azzeccata,
che metteva insieme una sagra di paese con il fumetto che faticava sempre a
trovare una sua cifra stilistica, la concomitanza con Pordenone Legge non
aiutava certo la visibilità e il decollo.
Anche questa
esperienza ha avuto i suoi alti e bassi cercando sempre una correzione di rotta
a volte facendo prevalere l’aspetto della mostra mercato del fumetto a volte
puntando sul mondo dei cos player.
Si è cercato di
definire grazie a Safarà, una delle esperienze più attive nel pordenonese come
fumetteria, spazio giochi e editoria, una formula diversa che rilanciasse l’evento.
Venne coinvolto anche Valentino Sergi, sacilese, appassionato di fumetto,
autore di racconti, saggista, giornalista e sceneggiatore, proponendo una
formula più centrata sul mondo “puro” delle case editrici e degli autori, ma,
come tutte le cose che cambiano format in itinere dopo aver definito una
propria identità, il rischio è di non essere capiti e di dover ripartire quasi
da zero.
Infatti, siamo
arrivati anche alla chiusura dell’esperienza Fiumettopoli, ulteriore conferma
che se da un lato il mix con diverse proposte può essere un buon viatico per
iniziare un percorso originale nel mondo del fumetto, nel tempo l’esperienza
deve darsi una forma di vita autonoma, imprenditoriale e convincente,
altrimenti muore.
Questo in breve il
panorama di movimento nel primo decennio del 2000, in merito al fumetto nella
nostra provincia, Sacile, invece, decide di ritagliarsi in questo fermento uno
spazio distintivo legato alla formazione.
Come accennato, si
mette insieme la mission dei progetti Giovani che a Sacile trovano spazio
fisico al Centro Zanca, con la “fame” di fare fumetto che ha una sua forte
valenza in quel momento. Siamo dal punto di vista storico verso la coda del
fenomeno “Manga” inteso come espressione totalizzante o comunque prioritaria di
un genere che aveva contaminato, giustamente, il mondo del fumetto mondiale.
I Kappa Boys avevano
realizzato tra il 1999 e il 2007 una decina di storie autoconclusive dedicate a
Lupen terzo, Barbara Canepa, Alessandro Barbucci, Elisabetta Gnone inventano
Whitch, nasce Monster Alergy definendo uno stile che contamina il tratto
verista occidentale con le intuizioni e i codici stilistici, propri del disegno
manga.
A lato ricordo che
proprio in una delle edizioni di Fiumettopoli, fu presentato l’omaggio a Lupen
terzo, realizzato dai Kappa Boys per Kappa edizioni, che ha visto tra gli
autori la pordenonese Sara Colaone.
Tutti i diversi
approcci intorno al fumetto sperimentati in giro per la provincia di Pordenone,
si riuniscono nel 2003 a Sacile, prende il via il primo corso di fumetto con
una quindicina di partecipanti, un corso strutturato su una decina di lezioni
che contava sulle docenze di Paolo Cossi, Sara Pavan, Marco Tonus.
Un esperimento di
docenza collettiva, in cui si valorizzavano gli stili dei diversi insegnanti e
che si poneva un obiettivo importante: rendere visibile il lavoro dei
partecipanti.
La forte valenza
educativa di questo corso di fumetto, era data dalla progettualità condivisa
con gli educatori del Centro giovani del Comune di Sacile, lo Zanca, di
proporre un percorso rivolto ad adolescenti che permettesse loro di raccontarsi
e raccontare.
Nasce quindi l’idea
di raccogliere i lavori in una fanzine sfruttando le competenze di Cossi e
Pavan ex autori di Pupak e Tonus degli Aguagnamagnana.
Un’azione pilotata
sicuramente, destinata a un gruppo di giovani, già alfabetizzati nelle nuove
tecnologie ma ancora capaci di immaginare il fascino della carta.
Autori di un’indagine
tra i loro coetanei, i ragazzi scoprono che solo il 5% degli intervistati
conosce il significato di fanzine (fans & zine, semplicemente rivista per
appassionati) e la sua funzione.
Oltre al corso,
all’imparare a fare fumetto, i partecipanti sono invitati a darsi una progettualità
condivisa rispetto alla pubblicazione e costituirsi come un vero comitato di
redazione.
Nasce così
5%&fanzi, una fanzine che uscirà con scadenza annuale per 6 numeri per poi
sparire nelle varie difficoltà, del crescere e diventare grandi, dei ragazzi
coinvolti.
La pubblicazione
dell’elaborato finale, con la raccolta dei lavori realizzati divenne la prima
fanzine, rigorosamente in fotocopia e bianconero, con il coinvolgimento delle
attrezzature del centro, il montaggio “artigianale” e la presentazione epocale..
almeno per il gruppo di lavoro, che in pochi mesi si scoprì capace di
realizzare qualcosa di proprio ed originale.
Il premio del loro
lavoro fu la possibilità di esporre gli elaborati, allestire la mostra e
gestirla all’interno dello spazio dei Mulini a Portogruaro, ospiti del Festival
Orchestrazione.
Nel piccolo
territorio di Sacile il fumetto diventa un “fiume in piena” ed ecco che il
liceo Pujatti chiede un corso di fumetto, si organizza la presentazione del
libro di Paolo Cossi Modotti e si incomincia a viaggiare: fuori provincia
presentazioni a Oderzo (Tv) ed a Bologna del libro Modotti di Paolo Cossi; a
casa, in provincia di Pordenone, laboratori di fumetto a Spilimbergo ed Aviano
coinvolgendo i docenti del progetto di Sacile che aveva assunto il nome di
Farzine, in riferimento al percorso delle autoproduzioni.
Nel contenitore
espresso nello Zanca, propongo dei progetti paralleli, dove intendo costruire
un modello diverso di scuola di fumetto, incrociando concorsi, corsi e
confronto tra giovani e professionisti del fumetto sia regionali che nazionali.
Nascono quindi Matite
sulla Livenza e Sacile Quack, mentre continuano i corsi di fumetti rivolti ai
più piccoli con la realizzazione di una loro fanzine:China Club.
China Club attinse a
un diverso gruppo di formatori quali: Matteo Corazza e Gianluca Macconi che
curarono particolarmente il lavoro di avvicinamento al racconto a fumetti con
un linguaggio vicino a questa fascia di età.
A questo punto il
tutto doveva avere un nome che comprendesse l’insieme dei percorsi presenti ed
attivi, visto che continuavano anche dei percorsi di formazione nei diversi
istituti scolastici, sorge: “Sacile Fumetto”.
Matite sulla Livenza
era un’ex tempore dedicata al fumetto su tavole giganti, l’obiettivo dei
partecipanti risaltava la realizzazione di una storia in modo originale e
creativo, su tema dato collegato al rapporto tra Sacile e il suo fiume: La
Livenza.
Particolarità del
concorso viene dalla giuria che ad ogni edizione propose come presidente un
autore di fumetti della provincia di Pordenone affiancato da una persona della
cultura sacilese.
Con questa formula
volli scardinare il concetto di fumetto per specialisti e rimarcare la sua
dimensione culturale, infatti il giurato esterno poteva essere un’artista del
bronzo, un poeta, uno scrittore, un fotografo, ecc. a cui veniva chiesto di
valutare i lavori anche a partire dalla sua cifra espressiva.
Negli anni in cui fu
attivo, il concorso ha dimostrato di essere un banco di prova originale, anche
se impegnativo; la formula “dal vivo” permette agli autori di lavorare insieme,
confrontarsi con gli altri partecipanti e la giuria, per tutta la durata del
concorso.
Si aggiunga che veniva
offerto dall’organizzazione, La Pro Sacile, un buono pasto o un cestino per il
pranzo, in modo che i partecipanti continuassero anche durante la pausa a stare
insieme e conoscersi.
Un ultimo dettaglio,
non banale, la performance, veniva proposta al’interno della Fiera primaverile
degli uccelli, con l’obiettivo di presentare uno sguardo fantasioso, giovane e
originale, ad un evento che rappresenta una tradizione per il territorio.
Tra gli autori di
fumetto che diedero il loro contributo alla giuria, ricordo Paolo Cossi, Sara
Pavan, Marco Tonus, Sara Colaone, Giulio de Vita, Matteo Corazza, Eugenio
Belgrado.
I lavori realizzati
diventavano mostra che veniva allestita nei giorni successivi al concorso e
riproposta nell’arco dell’anno negli spazi dello Zanca.
I partecipanti erano
divisi in due categorie: 11/16 anni e 17/30, la provenienza era eterogenea sia
locale, regionale e dal Veneto in particolare dalle provincie di Venezia,
Treviso e Padova, ad ogni evento partecipavano dai 15 a 20 autori.
Non ho mai parlato
della differenza tra maschi o femmine, nel fumetto; nella mia esperienza
viaggiando tra mostre, corsi e concorsi ho visto sostanzialmente un equilibrio
tra maschi e femmine nella partecipazione ai corsi, una prevalenza femminile
nella partecipazione ai concorsi e un sostanziale equilibrio tra quelle persone
che hanno deciso di fare del fumetto o del suo corollario, una scelta
professionale.
Un dato che sarebbe
interessante sviluppare, ma questa non è la sede, è l’identità femminile o
maschile e la sua rappresentazione nella produzione a fumetti.
Da lettori, penso che
ognuno possa farsi un’idea dello sviluppo del ruolo e delle sue differenze
identitarie presenti nei vari generi narrativi nel fumetto.
Ho sempre sostenuto
la valenza educativa, di formazione, di approfondimento del fumetto e penso non
sia neutra una storia in cui il personaggio principale sia maschio oppure
femmina.
E’un dato, il
femminile narrato da un autore è diverso da quello raccontato da un’autrice;
sensibilità, percezioni, dettagli, costrutti culturali, concorrono a trasferire
nella narrazione modelli diversi, costruzioni narrative differenti anche se non
penso si possa parlare di un fumetto al femminile o al maschile.
Il mercato rispecchia
la sociètà, se il fumetto e uno strumento narrativo, può narrare tutto e di
tutto, ma quando racconta la realtà si confronta con quello che la stessa
rappresenta.
Riguardo alla
dimensione dl mio confrontarmi con il fumetto, ho le mie simpatie o meglio ho
le mie narrazioni di formazione che passano attraverso Valentina, Corto
Maltese, Tex, Tavors, L’Eternauta e le rimpiante riviste come Corriere dei
ragazzi, Il giornalino, Messaggero dei ragazzi, Skorpio, Lancio Story e
fermiamoci qui per non scendere nella lacrima facile.
La mia progettazione
con l’utenza che preferisco, il mondo giovanile preadolescenziale o adolescenziale,
è passata particolarmente attraverso due personaggi: Piera di Davide Toffolo e
Corto Maltese di Hugo Pratt.
Due modelli narrativi
sia rispetto a una caratterizzazione di personaggio in senso femminile/
maschile, ma anche in una riflessione di adolescenza/adultità…se mai Corto
Maltese può definirsi adulto.
Quando Davide propose
Piera degli Spiriti mi colpì subito la complessità e nello stesso tempo la
leggerezza delle storie presentate, adolescenze di una normalità disarmante,
narrazioni di maschere contrapposte a ruoli dei grandi, una lettura puntuale di
quel preciso momento ma che considero ancora attuale.
Diversa da Valentina
di Crepax o Miele di Manara era la narrazione di un divenire femminile di una
normalità sconcertante in cui era facile identificarsi.
Corto Maltese sembra
non essere mai stato adolescente, ci prova Paolo Cossi a narrarlo attraverso il
suo “alter ego” Hugo Pratt, adulto irresponsabile, eroe e viaggiatore, Indiana
Jones e gentiluomo tormentato, insomma un personaggio dentro “Una matura
Giovinezza” come lo definì Luca Boschi.
Corto Maltese è una
figura di adulto incompleto, ma ricca di fascino proprio per questa sua
incapacità di crescere e quindi un perfetto stereotipo per un personaggio a
fumetti.
La loro diversità, la
particolarità delle storie in cui sono inseriti, l’epoca diversa posizione
della loro pubblicazione, mi sono serviti spesso sia come confine, che ad
orientarmi attraverso diverse formule di costruzione dei progetti rivolti al
mondo giovanile.
Esco da queste
divagazioni, che comunque sono funzionali a definire perché il modello Sacile
ha avuto determinate caratteristiche, per riprendere la presentazione di un
altro filone del progetto Sacile Fumetto.
Sacile Quack, è il
terzo tassello del progetto, l’obiettivo era permettere l’incontro tra uno dei
grandi autori del fumetto Italiano e i giovani.
Anche in questo caso
andammo recuperare una formula vincente: quella della residenzialità; l’idea
era quella di permettere ai partecipanti di frequentare una tre giorni di
formazione con l’autore, studiando, realizzando e confrontandosi con lui e la
sua esperienza.
Il valore aggiunto
era la possibilità di condividere full time questo percorso, perché i pasti
venivano consumati insieme e su indicazione del Centro Zanca si poteva anche
partecipare a degli eventi in zona.
Furono docenti degli
autori con diversa formazione e che rappresentano un po’della complessità
esistente in Italia nel panorama del fumetto: Giuseppe Palumbo, Massimo
Bonfatti, Luca Salvagno, Francesca Follini e Michele Ginevra, Gianluca
Costantini, Gabriella Giandelli, Francesco Frongia e Giorgio Trinchero.
Dopo l’iniziale
utilizzo degli spazi dello Zanca ci si sposta per la tre giorni alla Country
House due fiumi, dove l’accoglienza e la cornice furono sempre di grande aiuto.
Anche su questo
andammo ad introdurre un aspetto importante di questo tipo di esperienza; la
valorizzazione del territorio, delle sue eccellenze in una logica di sinergia
tra pubblico e privato.
La media dei
partecipanti fu di 15 persone per edizione, anche in questo caso si creò un
percorso di fidelizzazione rispetto al progetto con uno zoccolo fisso di 6/8
iscritti del territorio, ma con partecipazione anche da provincie vicine.
Un elemento che
accumuna tutte le proposte di Sacile Fumetto, fu lo sguardo rivolto al
collezionismo; infatti per ogni corso e concorso proposto furono realizzati
delle stampe a tiratura limitata, di un disegno autografo originale del
presidente della giuria o del docente con tema un aspetto storico/paesaggistico
del sacilese.
Sacile si trovò così
ad avere un portfolio di cartoline inedito e originale.
Questa formula è
stata ripresa da altri eventi come a Godega Fumettto.
Sacile fumetto non
esiste più come contenitore organizzato, esiste un corso di fumetto all’interno
dello Zanca.
Le cause dello stop
sono diverse, provo a illustrarle.
La prima e più
importante è legata al divenire grandi dei partecipanti al progetto, il
muoversi lo spostarsi, l’università, la specializzazione, gli Erasmus, portano
i ragazzi a divenire nomadi e a concentrarsi su altro.
Alcuni hanno
continuato a produrre, altri si sono persi per strada e fanno qualcosa di
diverso.
Non tutti hanno
continuato a studiare ma alcuni hanno incominciato a lavorare, sono diventati
imprenditori, professionisti, genitori ed il fumetto come produzione, è passato
in secondo piano.
Perderli ha
significato non avere più il cambio generazionale che potesse mettersi in gioco
e divenire formatore di nuovi autori, creando un percorso di continuità.
La seconda motivazione
è legata al ruolo dell’ente pubblico, come promotore, molte delle esperienze
che si sono chiuse hanno questa caratteristica, il venire meno della
motivazione del pubblico a sostenere questo progetto.
Scelta legittima,
anche se non condivisibile, quando si viene a perdere una capitale di persone,
materiali ed immagine così importante, perché legato allo sviluppo, alla
crescita al coinvolgimento attivo dei giovani del territorio.
Ultima annotazione,
la riuscita di un percorso rivolto ai giovani si basa su un presupposto di
continuità, bisogna credere in quello che si è messo in moto, specie se sta
portando risultati significativi.
In tutti i progetti
condivisi ho sempre previsto l’assunzione di responsabilità da parte dei
giovani partecipanti al progetto.
Assunzione e di
responsabilità che significa prendersi carico della gestione degli spazi,
dell’inventiva, delle idee, divenire altro dal gruppo di amici o di
appassionati, diventare associazione o altro, crescere insomma.
Purtroppo non sono
riuscito a vedere questa crescita di gruppo, la passione trasformata in
risorsa, la restituzione al territorio del suo investimento.
Sacile 14 dicembre 2016
V.B.
Labels: 5%&fanzi, China Club, Fumetto, Giulio De Vita, Marco Tonus, Matite sulla Livenza, Paolo Cossi, Sacile, Sacile fumetto, Sacile Quack, Sara Pavan, Vincenzo Bottecchia